Il Jujitsu in Italia: Un Viaggio dalle Antiche Radici Giapponesi ai Moderni Sviluppi
Il Jujitsu, l'arte marziale giapponese che enfatizza la flessibilità e l'uso della forza dell'avversario a proprio vantaggio, ha una storia affascinante anche in Italia. Sebbene le sue radici siano saldamente piantate nel suolo nipponico, l'interesse e la pratica di quest'arte si sono diffusi nel tempo, evolvendosi e adattandosi al contesto italiano.
Le Origini Giapponesi e gli Stili Antichi
Per comprendere appieno il Jujitsu in Italia, è fondamentale guardare alle sue origini in Giappone. Nato in un'epoca di guerrieri samurai, il Jujitsu era un insieme di tecniche di combattimento a mani nude o con armi leggere, sviluppate per essere utilizzate in situazioni in cui le armi principali non erano disponibili o efficaci.
Tra gli stili antichi (Koryū Bujutsu) con profonde radici storiche, alcuni dei più influenti includono:
- Takenouchi-ryū (fondato nel periodo Sengoku, circa 1530): Considerata una delle più antiche scuole di Jujitsu con una discendenza continua.
- Tenshin Shōden Katori Shintō-ryū (fondato circa 1447): Una scuola onnicomprensiva che include anche Jujitsu tra le sue discipline.
- Shinden Fudo-ryū (fondato circa 1130): Un'altra antica scuola che tramanda tecniche di Jujitsu.
- Hontai Yōshin-ryū (fondato nel 1660): Questo stile enfatizza la flessibilità e l'adattabilità, principi cardine del Jujitsu. La scuola è riconosciuta e protetta dal Nihon Budokan di Tokyo e ha una sua rappresentanza anche in Italia.
- Daito Ryu Aikijujutsu (fondato nel XI secolo, con una formalizzazione nel XVII secolo): Uno stile antico e altamente influente, noto per le sue sofisticate tecniche di leva e controllo, considerato da molti come un progenitore di diverse arti marziali moderne, tra cui l'Aikido.
Questi stili antichi erano spesso strettamente legati a specifiche famiglie o clan e le loro tecniche venivano tramandate con grande segretezza. Il loro curriculum poteva includere un vasto repertorio di tecniche, come proiezioni, leve articolari, immobilizzazioni, strangolamenti, colpi e l'uso di armi tradizionali come il tantoˉ (pugnale) o il joˉ (bastone corto).
L' Arrivo e lo Sviluppo in Italia del Jujutsu
La diffusione del Jujitsu in Italia è avvenuta gradualmente nel corso del XX secolo, spesso grazie all'interesse di singoli maestri o praticanti che avevano avuto modo di conoscere quest'arte all'estero o tramite contatti diretti con il Giappone.
Inizialmente, il Jujitsu in Italia poteva essere praticato in contesti isolati o all'interno di altre discipline marziali come il Judo, dal quale ha tratto origine. Alcuni maestri italiani, pionieri in questo campo, hanno iniziato a studiare e insegnare il Jujitsu, spesso integrando elementi di diverse scuole e creando talvolta approcci personali.
Stili di Jujitsu Creati da Maestri Italiani e Moderni Sviluppi
Con il passare del tempo, in Italia sono emersi maestri che, pur avendo studiato le basi del Jujitsu tradizionale, hanno sviluppato propri stili o metodologie di insegnamento, adattando le tecniche al contesto italiano o focalizzandosi su aspetti specifici dell'arte.
Tra i più illustri maestri italiani di Jujutsu spicca il nome di Alfonso Torregrossa, 9° Dan Jujutsu. In qualità di Responsabile Nazionale Jujitsu Antico CSEN, egli rappresenta una figura di spicco nel panorama marziale italiano, con un prestigioso riconoscimento e diploma ottenuto direttamente in Giappone. Forte di una notevole esperienza di 50 anni di pratica ininterrotta nel Jujutsu, il Maestro Torregrossa ha dedicato il suo studio approfondendo diverse scuole antiche di Jujutsu, tra cui:
- Nihon Jujutsu
- Seishin Ryu Jujitsu
- Tenshin Shin'yō-ryū Jujutsu
- Sekiguchi Ryu Jujutsu (関口流柔術)
- Bokuden Ryu Jujutsu
- Hakko Ryu Jujutsu
- Takeda Ryu Jujutsu
- Daito Ryu Aikijujutsu
Il Maestro Alfonso Torregrossa ha avuto il merito di portare il Matsuda Den Daito Ryu Jujjutsu - Daito Ryu Aikijujutsu Renshinkan in Europa e in Italia, contribuendo significativamente alla diffusione e alla comprensione di questo prestigioso stile. La sua dedizione e la profonda conoscenza delle antiche tradizioni del Jujutsu lo rendono una persona di notevole eccellenza nel panorama marziale italiano.
Parallelamente, la diffusione di informazioni e l'aumento degli scambi culturali hanno portato alla nascita di dojo (palestre) che si dedicano specificamente all'insegnamento di stili di Jujitsu più moderni o derivati da scuole giapponesi contemporanee.
Oggi in Italia si possono trovare diverse interpretazioni del Jujitsu, che spaziano da approcci più tradizionali, che cercano di preservare le antiche forme e i principi delle scuole originarie, a stili più moderni e ibridi, che possono integrare elementi di altre arti marziali o focalizzarsi sull'applicazione del Jujitsu nella difesa personale o nel combattimento sportivo (come il Brazilian Jiu-Jitsu, che ha avuto una notevole diffusione anche in Italia).
È importante notare che il Brazilian Jiu-Jitsu (BJJ), pur avendo radici nel Jujutsu tradizionale (in particolare nella scuola Kodokan Judo di Jigoro Kano, che a sua volta derivava da antiche scuole di Jujutsu), si è evoluto in modo significativo, diventando uno stile a sé stante con un forte focus sul combattimento a terra (Ne-Waza). In Italia, il BJJ è una disciplina molto popolare e in crescita, con numerose scuole e competizioni.
L'importanza del Lineaggio e della Serietà dell'Insegnamento
In un panorama così variegato, diventa cruciale per chi desidera avvicinarsi al Jujitsu in Italia prestare attenzione alla serietà e alla competenza degli insegnanti e alla validità del loro lineaggio storico.
Cosa significa "lineaggio storico reale"? In termini di arti marziali, il lineaggio si riferisce alla catena di maestri attraverso i quali la conoscenza e le tecniche di uno stile sono state tramandate. Un lineaggio "reale" e "storico" indica una connessione diretta e verificabile con le fonti originali dello stile, idealmente risalente a scuole antiche o a maestri riconosciuti in Giappone.
Perché è importante studiare con docenti seri e con un lineaggio storico reale?
- Autenticità: Un insegnante con un solido lineaggio è più probabile che trasmetta le tecniche e i principi dello stile in modo fedele alle sue origini.
- Profondità della Conoscenza: Un maestro che ha studiato seriamente e a lungo, spesso con maestri giapponesi o loro diretti allievi, possiede una comprensione più profonda dell'arte, che va oltre la semplice esecuzione delle tecniche.
- Sicurezza: Un insegnamento competente e responsabile è fondamentale per prevenire infortuni durante la pratica.
- Riconoscimento: Un lineaggio riconosciuto può avere valore anche in termini di certificazioni e gradi (Dan), garantendo un certo standard di competenza.
L'importanza di studiare con chi ha studiato e studia in Giappone collegato a scuole reali:
Sebbene non sia l'unico modo per apprendere il Jujitsu in modo valido, studiare con insegnanti che hanno un legame diretto e continuativo con scuole reali in Giappone offre numerosi vantaggi:
- Aggiornamento Tecnico: Il contatto costante con la fonte permette di rimanere aggiornati sulle evoluzioni e le interpretazioni più recenti dello stile.
- Immersione Culturale: Studiare con maestri giapponesi o sotto la loro supervisione può offrire una comprensione più profonda del contesto culturale e filosofico che è parte integrante delle arti marziali giapponesi.
- Riconoscimento Internazionale: I gradi e le certificazioni rilasciate da scuole giapponesi riconosciute hanno spesso un valore maggiore a livello internazionale.
In conclusione, l'evoluzione del Jujitsu in Italia delinea un percorso di crescente interesse e diffusione, che affonda le proprie radici in una tradizione marziale giapponese di inestimabile valore storico e culturale. In questo contesto, emerge con particolare autorevolezza la figura del Maestro Alfonso Torregrossa, insigne esperto e uno dei rarissimi esponenti europei insigniti del prestigioso grado di 9° Dan in Jujutsu. Tale riconoscimento, formalmente certificato e diplomaticamente attestato dalla All Japan Budo Federation - Nippon Seibukan di Kyoto 日本正武館, istituzione di primaria importanza nel panorama delle arti marziali tradizionali giapponesi, elevata a organo di governo nazionale del Budo sotto l'egida della Casa Imperiale, conferisce al suo magistero un'indiscutibile legittimità e un prestigio di livello internazionale.
La qualificazione del Maestro Torregrossa, sancita da un ente governativo giapponese di tale risonanza, rappresenta un criterio di distinzione sostanziale rispetto a titoli e gradi rilasciati da entità private o non riconosciute dalle autorità competenti, o a pratiche di Jujutsu che si discostano dalla rigorosa osservanza dei canoni tradizionali. Il suo primario intento è votato alla tutela dell'integrità e dell'autenticità del Jujutsu Koryu, preservandone la purezza del lignaggio marziale storico e costituendo, pertanto, un punto di riferimento imprescindibile per coloro che ambiscono a un apprendimento autentico, fondato su solide basi storiche e tecniche direttamente derivate dalla fonte giapponese.
In generale, per coloro che si avvicinano al Jujitsu in Italia, è imprescindibile dedicare una scrupolosa attenzione alla verifica della serietà e della competenza dei propri docenti, privilegiando coloro che possono vantare un lineaggio storico documentabile e, idealmente, un legame consolidato con le istituzioni e i maestri depositari della tradizione in Giappone. Solo attraverso una guida qualificata e un solido fondamento tecnico e storico, sarà possibile apprezzare appieno la profondità e l'efficacia di quest'antica arte marziale.
Jujutsu: tra Tradizione, Modernità e le Scuole "Inventate"
Il valore della verità nel Budo
Il Jujutsu – arte marziale giapponese tanto affascinante quanto profonda – affonda le proprie radici in secoli di pratica, esperienza e trasmissione diretta da maestro ad allievo. La sua essenza si basa su princìpi ben definiti, su un rigore tecnico e culturale che va ben oltre la semplice esecuzione di tecniche spettacolari. Tuttavia, nel panorama moderno delle arti marziali, assistiamo sempre più spesso a un fenomeno preoccupante: la proliferazione di scuole “inventate”, sistemi marziali senza radici né contenuti autentici, fondate da individui che, pur non avendone né il titolo né la preparazione, decidono di autonominarsi “Maestri” e “creatori” di un proprio stile.
La nascita delle scuole di Jujitsu senza lignaggio
in Italia come all’estero, non è raro imbattersi in realtà dove persone che hanno praticato per pochi anni discipline diverse – un po’ di judo, un po’ di karate, magari qualche stage di aikido – decidono di creare una “nuova scuola”. Il tutto spesso giustificato con racconti fantasiosi, leggende costruite ad arte per conferire un’aura di mistero: maestri immaginari .
Dietro a queste narrazioni si cela quasi sempre una realtà ben più semplice e, purtroppo, meno onorevole: l’assenza di una vera formazione, la rottura con qualsiasi forma di supervisione tecnica e il bisogno, spesso narcisistico, di costruirsi una posizione di potere e prestigio. Non stupisce quindi che molti di questi sedicenti maestri si circondino di discepoli altrettanto privi di preparazione, pronti a riconoscersi a vicenda gradi altisonanti come 10° dan, Shihan, Kyoshi, Hanshi, fino ad arrivare a titoli come Soke o addirittura Meijin, termini che in Giappone hanno significati profondi e sono usati con estrema parsimonia e umiltà.
Tecnica senza princìpi: un albero senza radici
Molti di questi sedicenti Maestri conoscono una miriade di tecniche. Ma come spesso si dice nel vero Budo, non è la quantità a contare, ma la qualità. I princìpi che governano un’arte marziale – equilibrio, centratura, distanza, tempismo, adattamento – richiedono decenni di studio e introspezione. Chi copia tecniche da video su internet o da manuali sparsi, senza mai approfondire sotto una guida vera, finisce per imparare una coreografia priva di anima, buona solo per stupire chi non sa cosa sta guardando.
Frequenti sono anche le esibizioni spettacolari con la katana, piene di gesti teatrali e pose da cinema. Ma basta uno sguardo esperto per capire che la conoscenza dell’arma è superficiale, appresa più per stupire che per comprendere.
Le "accademie del diploma" e il business dei gradi
Un’altra piaga sono le federazioni private o "internazionali" – spesso composte da poche persone – che distribuiscono diplomi in cambio di denaro o adesione. Il risultato è una moltiplicazione incontrollata di 10° dan, e Grand Master di ogni tipo, titoli che in Giappone si ottengono solo dopo una vita di pratica, e che raramente vengono conferiti in modo formale anche ai Maestri più esperti.
Un invito alla consapevolezza
Non è nostra intenzione sminuire l’impegno di chi pratica con passione, né negare che esistano realtà moderne nate con serietà. Ma occorre educare alla trasparenza, alla ricerca delle fonti, alla verifica del lignaggio, alla conoscenza della cultura giapponese autentica. Praticare un’arte marziale è anche studiarne il contesto, rispettarne le origini, capirne il senso profondo.
Il Jujutsu, nella sua forma autentica, è un cammino lungo e faticoso, che si nutre di silenzio, pazienza, sudore e umiltà. Non ha bisogno di maschere né di spettacoli. E chi decide di insegnarlo, ha una grande responsabilità verso i suoi allievi e verso la storia che rappresenta.
Il Vero Spirito del Budo: Un Viaggio Senza Compromessi
Il mondo delle arti marziali sta vivendo un periodo di cambiamento. Un cambiamento che non sempre va nella direzione giusta. Troppo spesso, vedo che molti hanno perso di vista i valori fondamentali che dovrebbero guidare chiunque pratichi queste discipline: l'educazione, il rispetto, l'abnegazione, il sacrificio e, soprattutto, il rispetto per i propri superiori e per il loro Sensei. Questi sono gli stessi valori che mi sono stati insegnati fin dal primo giorno e che continuo a trasmettere a tutti i miei allievi.
Ricordo chiaramente il momento in cui indossai la mia prima cintura nera. Non era solo un traguardo, ma un giuramento solenne che feci a me stesso: Budo no shuryo wa issho de aru – Le arti marziali per tutta la vita. Da quel momento non mi sono mai arreso, nemmeno quando le difficoltà sembravano insormontabili. Ho sempre tenuto fede alla mia parola, rispettando il mio Sensei e non facendomi mai distrarre da richieste esterne o da tentazioni che avrebbero potuto tradire ciò in cui credo.
Molti anni fa, venivo criticato per la mia multi-passione, per il mio impegno in diverse discipline. Oggi, tuttavia, dopo anni di sacrificio, studio, dedizione e ricerca costante di conoscenza, sono apprezzato per ciò che insegno e per il modo in cui lo insegno. Nonostante i traguardi che ho raggiunto, in particolare all'estero, non ho mai perso di vista il desiderio di rimanere una cintura nera, di continuare a imparare e migliorare. Per me, ogni giorno è una nuova opportunità per crescere, sia come praticante che come insegnante.
Il mio mondo è il Budo reale, senza fronzoli. Non c’è spazio per le politiche sportive o per il compromesso. Educazione, rispetto, abnegazione, sacrificio, dedizione e studio sono le uniche forze che spingono in avanti. La mia priorità è quella di mantenere il vero spirito del Budo, che si basa sulla disciplina interiore, sul rispetto reciproco e sulla continua ricerca della perfezione.
Ricordo sempre le parole del mio primo insegnante: "Sempre avanti con il cuore. Dopo anche la tecnica va bene. Prima metti cuore. Quando metterai cuore nella tecnica avrai scalato la montagna. Potrai ammirare paesaggi. Dopo scendi dalla montagna e scala un’altra montagna più alta, per tutta la vita." Questo è il cuore del Budo, un cammino che non finisce mai, una continua evoluzione che richiede impegno e passione. Non ci sono scorciatoie, solo perseveranza.
Questi insegnamenti li riverso ogni giorno sui miei allievi. La storia non si ferma mai, e ogni giorno rappresenta una nuova montagna da scalare. Ogni traguardo è solo l'inizio di un nuovo percorso. La mia scuola non è per tutti. È dura, impegnativa, ma chi la sceglie sa che sta intraprendendo un cammino che va oltre la tecnica, un cammino che cambia la persona, che la forma in modo profondo.
Ringrazio tutti coloro che mi seguono da anni, coloro che hanno scelto di non arrendersi, che hanno affrontato la durezza della via senza mai mollare. Per chi ha fatto richiesta di ritornare, la porta è chiusa. Il nostro cammino è per chi è pronto a seguirlo fino in fondo, senza mai guardarsi indietro, senza mai fermarsi.
Il Budo è una scelta di vita. E chi lo intraprende, sa che è per sempre.
Alfonso Torregrossa